2005

TUTTO PER BENE – IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello
(Pirandelliana, Roma – Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, 28 giugno – 7 agosto)

TEATRO D’AUTUNNO – Il treno ha fischiato – Uno e due – Quando s’è capito il giuoco
(Roma – Teatro di Terrasanta – Auditorium di San Sebastiano, 17 novembre – 4 dicembre)


 

TEATRO D’AUTUNNO 2005
Progetto e regia di Marcello Amici

– Il treno ha fischiato … di Luigi Pirandello
– Uno e due di Luigi Pirandello e Domenico Modugno
– Quando s’è capito il giuoco di Luigi Pirandello

Il progetto

Teatro d’autunno 2005, perché la periferia romana, quella dopo il raccordo anulare, quella che sta fuori porta non sia esclusa dai progetti di teatro che impreziosiscono la Città. Perché la periferia possa ascoltare fischiare il treno, quando con la luna tutto incomincia a farsi di sogno sulla terra. Pensare a Roma ripartendo dalla periferia e farla entrare nel dibattito culturale della Capitale. Il teatro, la cosa più fragile, più solida, più grande traghetta il progetto, perché quel mondo immobile oltre il raccordo si vivifichi. Il teatro di Marcello Amici apre il sipario di due teatri fuori porta, il Teatro di Terrasanta a Casalotti e l’Auditorium San Sebastiano di Cesano, dal 17 novembre al 4 dicembre 2005.
Si ride e si sorride con “Teatro d’autunno 2005, si riflette, si uscirà dal Teatro di Terrasanta, o dall’Auditorium San Sebastiano, come quegli spettatori all’Uscita del teatro nel dipinto di Carrà. Si esperimenta l’idea di esperienza collettiva e, in particolare, della città come esistenza condivisa. Ma anche per capire che oltre il raccordo anulare, dove abita più di un quarto della popolazione romana, da troppo tempo non arriva il teatro con i suoi eterni progetti, perché da troppo tempo qualcuno ha pensato che si deve arrivare qui, oltre il raccordo, solo con il teatro che fa ridere la gente. Non è possibile che il coatto assorba tutto, anche quello che aveva suscitato l’accattone degli anni sessanta. La regia ha sviluppato una tesi, un progetto ambizioso, perché le voci di dentro non siano soltanto pensieri, ricordi, immagini. L’uomo ha bisogno di teatro dove basta immaginare e subito le figure, le memorie, le opinioni si fanno vive da sé, ritrovano i simboli e le valenze delle cose perdute.
Teatro oltre il raccordo anulare, perché lì tutto diventi come in un anfiteatro dove può avvenire che … i sogni degli spettatori possono abbandonare i corpi per vivere staccati nei silenzi lunari, dopo di che i corpi svegli s’incontreranno tra loro, ognuno con le proprie strambe idee …

Il calendario

Teatro di Terrasanta
Via Boccea, 590 (Casalotti)

17 novembre (giovedì) – ore 21 Uno e due di Luigi Pirandello e Domenico Modugno
18 novembre (venerdì) – ore 21 Il treno ha fischiato … di Luigi Pirandello
19 novembre (sabato) – ore 21 Quando s’è capito il giuoco di Luigi Pirandello

Auditorium di San Sebastiano
Via della Stazione di Cesano, 402 (Cesano di Roma)

26 novembre (sabato) – ore 21 Il treno ha fischiato … di Luigi Pirandello
27 novembre (domenica) – ore 19 Quando s’è capito il giuoco di Luigi Pirandello
4 dicembre (domenica) – ore 19 Uno e due di Luigi Pirandello e Domenico Modugno


 

Le messinscena

Il treno ha fischiato … È una notte di lampioni a gas in una città senza sera di un raro Mallarmé, popolata di istrioni ardenti e di personaggi espulsi da un cimitero con le loro torve storie, da contrapporre all’immortalità del filosofo destinato in eterno a ragionare tra vita fisica e astrazione mentale, tra storia e natura, tra malinconia e desiderio.
“Con delle monadi pirandelliane – dice il regista – che introducono i due atti unici vorrei concludere una mia tesi: l’universo pirandelliano è lo spazio dell’istrione. Le sghembe poesie, i romanzi, le novelle, le commedie che lo popolano, sono aspetti di una contraffazione istrionica, alterazione di una voce umana nel tentativo disperato di sottrarre la vita alla pena di una forma: la pena d’esser così e di non poter più essere altrimenti. Per evitare lo scacco, per ingannare la morte, l’istrione (l’uomo dal fiore in bocca) adopera tutte le sue risorse: esaspera il giuoco, irrigidisce la maschera, esibisce la sua stessa sofferenza nel vano tentativo di mutare in disgusto il piacere ineliminabile della vita. La dissimulazione è collocata ovunque, anche tra apparenze di vivi e di morti”, perché la vita fa male a tutti, inevitabilmente.

Uno e due. È una strana avventura di pupazzi traditi e offesi, ironici e umoristici. È un omaggio al teatro e alla musica con le parole di Luigi Pirandello e di Domenico Modugno. Con loro sul palcoscenico una scultura, una chitarra e un bandoneon. Uno, è un istrione che ripercorre le tappe della sua vita nuda, l’altro, è anch’egli un istrione in bianco e nero. Usano le parole e la musica per sorridere a sé stessi riflessi in uno specchio. È un Modugno che sottolinea un eros cupo, ossessivo, dal quale si risale come dalle profondità di un abisso. È un Pirandello che ha dato appuntamento sul palcoscenico ai suoi personaggi: Leone Gala, Ciampa, Laudisi, Cotrone, Enrico IV, Mattia Pascal, Martino Lori, Chiarchiaro, il Padre … il loro interfaccia è il mondo futurista di Modugno che racconta storie dai connotati di sogno, passioni non più soggette alla forza di gravità.
Due personaggi. Uno parla, l’altro canta, esasperano i loro ricordi, i loro desideri, i loro dolori, i loro vizi, le loro virtù. Per essi Modugno e Pirandello colorano la vita, riscrivono una poetica dell’assurdo avant la lettre per il reperimento di funzioni e meccanismi simbolici scovati dietro lo spessore della illogicità quotidiana.

Quando s’è capito il giuoco. C’è La patente nell’ingranaggio base della messinscena e tutti quei personaggi di Pirandello che hanno capito il giuoco. È l’incontro di “diversi” che vivono in solitudine: Ciaula, Zi’ Dima, Chiarchiaro, il giudice D’Andrea. Il senso della messinscena è nascosto nel suo sottofondo grottesco dove ciascuno potrebbe vivere una sua originalissima forma di libertà recuperando ciò che di irriducibilmente vitale esiste in ogni vita.
Il magistrato scopre che Chiarchiaro, esacerbato contro la società, ha osato quello che lui, protetto, ma al tempo stesso imprigionato dal proprio ruolo, non ha ardito che pensare nel segreto delle sue meditazioni notturne. 
La sofferenza ha conferito una paradossale grandezza a tutti questi poveracci, li ha resi capaci di accettare fino in fondo il loro stato di “diversi”. C’è tra di loro un moto quasi impercettibile, una momentanea intimità, una identificazione. Commedie limite in ogni senso, meccaniche e crudeli, nitide e coerenti, persuasive e sincere, ironiche e umoristiche, dove si racconta di istrioni che in punta di fioretto provano lo spettacolo un po’ compiaciuto del loro futuro virtuosismo dialettico, della loro logica, della loro stanza della tortura. Tranquilli, perché tutti hanno capito il giuoco.