LA BOTTEGA DELLE MASCHERE

2005

TUTTO PER BENE – IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello
(Pirandelliana, Roma – Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, 28 giugno – 7 agosto)

TEATRO D’AUTUNNO – Il treno ha fischiato – Uno e due – Quando s’è capito il giuoco
(Roma – Teatro di Terrasanta – Auditorium di San Sebastiano, 17 novembre – 4 dicembre)


 


 

TUTTO PER BENE

Martino Lori ha sempre ignorato il tradimento della moglie morta, ormai, da sedici anni e ignora di non essere il padre di Palma. Tutti, intorno a lui, hanno sempre pensato il contrario: Martino, dicono, ha accettato di rappresentare la commedia per sfruttare la situazione. L’uomo apprende dell’infedeltà della moglie proprio dalla figlia o meglio, da colei che fino a quel momento egli ha creduto sua figlia. Esplode in Martino un’ansia di ribellione e vendetta, il suo sdegno chiede in qualche modo giustizia; ma chi potrebbe credere alla sua angoscia per un’offesa recatagli tanti anni prima? Non si vendicherà, tutto si accomoderà, tutto si concluderà nel migliore e più beffardo dei modi: continuerà a comportarsi, stavolta veramente consapevole, come prima. Tutto per bene!
La scenografia non accompagna esteriormente la vicenda, ma la evoca dal di dentro, per suggestioni che nascono dal nucleo profondo del plot. Un velatino pende quasi al mezzo della scena, come quella gran tela in “Diana e la Tuda”. Le zone oscure recintano l’oltre, la scena negata, l’inconfessato e l’indicibile, dove Martino Lori, come Donna Fiorina ne La vita che ti diedi, cerca con gli occhi nell’ombra addensata. Qui le parole cominciano a venir meno, ciò che conta è la luce, l’ombra, le pause, i silenzi, i gesti. Con l’apparizione della moglie la regia arriva davvero ad evocare i morti. Umiliato dalla verità, Martino Lori non la rifiuta, perché ha recitato, inconsapevole, la parte in un copione sconosciuto, come una maschera nuda senza volto. È qui la grandezza di Pirandello: cercare di capire! Solo chi comprende può accettare di stare al giuoco impostoci, spesso beffardo e crudele. Bianco e nero nei costumi e, tra le linee prampoliniane della scenografia, un pizzico di viola e il bandoneon di Astor Piazzolla. Il bianco e il nero alludono alla contrapposizione tra vita e forma, ma sono anche i colori della morte e di una purezza disumana, di una frigidità dei sensi che uccide e violenta la naturale vita degli istinti e degli affetti. Come Proust, anche Pirandello ha dato sostanza drammatica al sentimento del tempo, quando esso ha trasformato in farsa la tragedia: non si fanno drammi con un mucchio di ceneri! Dentro questa situazione c’è già la psicanalisi di Freud e lo “slittamento” di Pinter. II tempo cambia gli spiriti e i destini. È il teorema morale, l’assunto metafisico della messinscena, per dimostrarlo Pirandello utilizza un ingenuo con una facoltà di abbagliamento incredibile, una creatura come L’idiota di Dostoevskij. L’epilogo non è condotto linearmente, ma con scarti di tono da un parossismo più che espressionistico ad una progressione musicale, fino al vero finale con la quarta parete che, come un bozzolo, inghiotte di nuovo la vicenda nel suo mondo di mistero e con l’Autore – stavolta al femminile – inquietante pietra di paragone o personificazione della verità e della coscienza. Non e il solito passaggio graduale e progressivo da un mondo arido, sostenuto dall’implacabile giuoco dialettico, dalla parabola, ma una storia vista ed espressa con occhi più umani, con più profonda commozione, con il tributo del desolante sfacelo di un povero impiegato.

Personaggi

Martino Lori, consigliere di stato
Il senatore Salvo Manfroni
Palma Lori
Il marchese Flavio Gualdi
La Barbetti, vedova Agliani, vedova Clarino
Carlo Clarino, suo figlio
La Signorina Cei
Il conte Veniero Bongiani

Interpreti

Marcello AMICI
Marco VINCENZETTI
Veronica ESPOSITO
Rodolfo CASTAGNA
Michela SCROCCA
Simone MARIANI
Elisabetta CIANCHINI
Umberto QUADRAROLI


 

IL FU MATTIA PASCAL

La vita, o si vive o si scrive, confidò Pirandello a Ugo Ojetti in una lettera del 1921. Ed è quanto fa Mattia Pascal, ormai avanti negli anni, in un racconto ironico in prima persona della sua bislacca avventura della vita. Lo fa nella penosa situazione socialmente anormale, assurda di morto-vivo. Mattia Pascal è un modesto impiegato. È diventato un guardiano di libri nella biblioteca comunale di Miragno, un paesino della provincia ligure, vive una vita grama e soffocata, rattristata dai continui litigi con la suocera e la moglie. Avvilito e sfiduciato, un giorno, Mattia Pascal abbandona la famiglia con l’intenzione di imbarcarsi per l’America, così, alla ventura. È la ribellione di un vinto. Capita per caso a Montecarlo, gioca al casinò e vince una grossa somma: ottantaduemilalire! Leggendo un giornale apprende che al suo paese è stato trovato il cadavere di un uomo annegato in un fosso e si è creduto di riconoscere in quel povero corpo proprio lui, Mattia Pascal. Se gli altri lo hanno creduto morto, nulla gli vieta di considerarsi tale. Cambia il proprio nome in quello di Adriano Meis, si nasconde dietro un paio di occhiali azzurrini, viaggia, si trasferisce a Roma, si innamora di un’umile ragazza. La moltiplicazione delle verità, l’irrealizzabile liberta, amaramente, gli fanno capire, però, che fuori della legge e fuori di quelle particolarità, liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, non è possibile vivere. Finge il suicidio di Adriano Meis, torna a Miragno, ma si accorge che tutti, nella certezza della sua scomparsa, hanno continuato a vivere. La moglie, addirittura, si è risposata e ha avuto una figlia dal secondo marito. Mattia Pascal è un escluso, non c’è posto per lui. A Miragno tutto si è sistemato per bene. Si reca alla “sua” tomba per deporvi una corona di fiori. La commedia pirandelliana è al suo vertice: egli è morto, è il fu Mattia Pascal.
Mattia Pascal si racconta in un serrato, incalzante, inesausto narrare di sé, ora ironico, ora cinico, ora amaro e ora disarmato, doloroso, senza slittamenti patetici; sempre controllato nel suo vedersi vivere, nel suo confessarsi; solo con se stesso come tanti deserti personaggi che popolano il mondo pirandelliano. La regia ha miscelato tragedia arcaica e comicità farsesca per ottenere un risultato d’insieme che è magma teatralmente stimolante. Il protagonista rincorre il suo playback, bara con sé stesso. La semantica del ricordo e anche nella scenografia che incanala fatti e persone e nelle musiche: La gazza ladra di Rossini, scomposta e ricomposta, per accompagnare la storia di un uomo che ha sempre raccontato che la vita è un giuoco, un enimma, una sciarada… Rappresentare un romanzo! Sì, ma intuire, prima, che ogni pagina e la minuta didascalia, tanto cara a Pirandello, di una commedia e accorgersi che la tessitura umoristica, gli elementi riflessivi e irrazionali sconvolgono a pieno la quarta parete per l’avvertimento del contrario. Certo, Mattia Pascal non è il solito cavilloso sofista. È, invece, l’uomo pirandelliano dietro la cui debolezza c’è l’amore per le decisioni improvvise e cieche: quel desiderio di vita, che poi è solo un lanternino cieco, che tortura tutti i personaggi dell’uomo di Girgenti. Non un uomo dalle grandi qualità o dai terribili difetti in cui riconoscere grandi valori o la negazione di essi, ma un narratore di sé, della sua coscienza dissociata: divisa tra il sogno di una seconda identità e il peso inevitabile di una vita soggettiva, determinata dalle convenzioni sociali e dalla condanna a portare una maschera: a recitare per sempre la stessa parte.

Personaggi

Io, Mattia Pascal
Silvia Caporale
Adriana Paleari
Anselmo Paleari
Pepita Pantogada
Terenzio Papiano
Scipione
La vedova Pescatore
Romilda Pescatore
Batta Malagna
Oliva Malagna
Mino Pomino
Pinzone
Il signor Romitelli
Berto Pascal
Don Antonio Pantogada
Il croupier
Don Eligio Pellegrinotto

Interpreti

Marcello AMICI
Elisabetta CIANCHINI
Francesca CUTELLI
Marco VINCENZETTI
Paola TRIPODO
Marcello CAPONI
Rodolfo CASTAGNA
Michela SCROCCA
Veronica ESPOSITO
Umberto QUADRAROLI
Cristina CUBEDDU
Simone MARIANI
Veronica ATTANASIO
Umberto QUADRAROLI
Rodolfo CASTAGNA
Marcello CAPONI
Rodolfo CASTAGNA
Marco VINCENZETTI


 

Regia di Marcello AMICI

Aiuto regia e Disegno luci: Sara Mesa – Costumi: Natalia Adriani
Scene: Marcello de Lu Vrau – Assistente alla Regia: Carlo Bari – Direttore Tecnico: Luigi Burelli
Musiche originali: Marco Baldasseroni – Direttore di scena: Marco Vincenzetti
Amministrazione: Marco Salietti e Rosemarie Della Scala
Organizzazione: Paola Amici e Mauro Ciuco – Staff tecnico: Daniele Sposato, Davide D’Errico

Direzione artistica di Natalia Adriani

Musiche di Gioacchino Rossini e Astor Piazzolla

Ufficio Stampa:
Valeria Buffoni, tel 06.7883848 – 347.4871566, valebuf@yahoo.it
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