LA BOTTEGA DELLE MASCHERE

2013

IL BERRETTO A SONAGLI – PENSACI, GIACOMINO!  di Luigi Pirandello
(Pirandelliana, Roma – Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, 4 luglio – 4 agosto)

QUELL’ASINO E QUEL BUE
(Roma – Cripta della Basilica di S.Alessio all’Aventino, 4 – 7 dicembre)


 

La Compagnia teatrale La bottega delle maschere
gli attori (dall’alto a sinistra): Ingrid MAURETTI – Carlo BARI – Giovanni D’ERRICO – Valeria IOVINO – Anna VARLESE – Marcello AMICI – Antonella ALFIERI – Daniele FERRARESE – Umberto QUADRAROLI – Rita GIANINI – Marco VINCENZETTI – Giuditta PAGANO – Andrea CARPICECI


 

IL BERRETTO A SONAGLI

… forse la più perfetta commedia di Pirandello: giudizio di Sciascia!

Per dimostrarlo, la regia ha inserito un prologo: la novella La verità, prodromo della storia raccontata da Ciampa; per farlo adopera le persone della commedia come spettatori, a vista, ai lati di un palcoscenico rimpiccolito dalle luci, come piccolo è il loro mondo dove l’apparenza conta più di qualsiasi altra cosa. Sulla scena, tutti a loro modo hanno un’agitazione che esprimono con la voce e con il corpo. Tutti tranne Ciampa. La sua calma nasconde una profonda sofferenza: la ragione parla, non grida mai.
Nella novella, Tararà uccide la moglie; racconta tutto, punto per punto, al giudice che lo condanna a 13 anni di reclusione. Ciampa, invece, ha un lampo che consacrerà a pirandelliano il suo personaggio.
Il suo carattere, scrive Pirandello a Martoglio che dirigeva le prove della messinscena ‘A birritta cu’ i ciancianeddi, interprete Angelo Musco, è pazzesco; questa la sua nota fondamentale. Gesti, andatura, modo di parlare, pazzeschi.
Una maschera nuda che sottolinea il contrasto tra il sotterraneo fluire dei sentimenti e la rigidità delle forme che li imprigionano, tra verità e finzione. L’apparire conta più dell’essere: conservare il rispetto della gente, tenere alto il proprio pupo – quale si sia – per modo che tutti gli facciano sempre tanto di cappello!
Poi, come tutto si placa dopo un temporale, anche qui, come nelle altre storie di Pirandello, non accade nulla: fingere ancora un pochino (tre mesi, in manicomio!) e ognuno potrà riprendersi il proprio posto nella società. Ciampa, in apparenza grottesco ma in realtà straziante, è una delle espressioni più moderne di tutta la galleria degli eroi pirandelliani. Un personaggio misero e titanico allo stesso tempo, eroico e pieno di umanità. Una umanità silenziosa e astuta che gli dà la forza di difendere la sua infelicità coniugale, contro una società ridicola. Un personaggio apparentemente piccolo ma infinitamente grande.

La trama
Ciampa, scrivano, piccolo intellettuale di una sperduta provincia siciliana, accetta senza reagire che la giovane e procace moglie sia l’amante del cavalier Fiorica, l’uomo di potere che gli dà lavoro, al tacito patto che della relazione nessuno parli e, soprattutto, che nessuno possa andar dicendo che lui ne è a conoscenza. Quando la gelosia di Beatrice, moglie del Fiorica, rompe la convenzione del silenzio, e i due amanti vengono addirittura sorpresi e arrestati dalla polizia, Ciampa si ritrova nelle condizioni di Tararà, deve vendicare il suo onore, pena il disprezzo e l’ostracismo dei concittadini; ma ha un lampo – quel bagliore che all’improvviso pervade tutta l’opera pirandelliana – riesce a convincere la signora Fiorica a farsi passare per pazza ed entrare in una casa di salute, in modo che le ragioni da lei urlate non siano credibili. Come? Basterà che si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crederà, e tutti la prenderanno per pazza.

[Ma chi si ostina a dire la verità prende la strada della pazzia e non si sa se potrà ripercorrerla all’indietro.]

Personaggi

Ciampa, scrivano
La signora Beatrice Fiorìca
La signora Assunta La Bella, sua madre
Fifì La Bella, suo fratello
Il delegato Spanò
La Saracena, rigattiera
Fana, vecchia serva della signora Beatrice
Nina Ciampa, giovane moglie del Ciampa

Il Giudice
Tararà

Interpreti

Marcello Amici
Antonella Alfieri
Rita Gianini
Daniele Ferrarese
Marco Vincenzetti
Ingrid Mauretti
Anna Varlese
Giuditta Pagano

Carlo Bari
Umberto Quadraroli


 

PENSACI, GIACOMINO!

È il trionfo della spontaneità, della follia, dell’irrazionale. Irrazionale è tale solo in confronto a ciò che si è soliti chiamare ragione. In sé, è ragione, è logica anch’esso.
Ciò che si chiama ragione non è una delle tante forme, delle tante ragioni possibili, che ha, certo, diritto di vivere e di affermarsi, ma ha torto, quando vuole negare la possibilità e il diritto di altre forme, di altre ragioni? La logica pirandelliana tocca il suo culmine in questo straordinario lavoro in cui si vede un marito forzare l’amante della moglie a tornare alla donna abbandonata e, quel che è più, ad avere ragione di agire così. Mai certa relatività delle costruzioni umane, che di fronte alla ragione e al comune diritto appare, e deve apparire, assurdità e follia, era stata sostenuta con violenza più acerba, più aperta e più lucidamente logica dall’Autore di Maschere nude.
La regia ha colto, lavorando alla siciliana, i tratti umoristici della commedia e li ha estesi a quelli ombrosi, sghembi e ironici scovati tra le pieghe della messinscena. È un Pirandello fatto di apparente genuinità popolaresca, ma è sempre il raffinato, ironico e amletico scrittore pieno di rimandi e di sottili allusioni. Il sipario si apre su una scena futurista che rende subito evidente lo strano personaggio che emerge dalle atmosfere irrazionali dell’uomo di Girgenti, pronto a mettere in discussione, a inquadrare gli squilibri e quell’intricato mondo di passioni e doveri, di sostanza ed apparenza, che è la famiglia “allargata” in un interno. Commedia morale dunque, umoristica ma anche grottesca, con un personaggio che affronta l’ipocrisia del mondo senza la maschera di un ruolo sociale, quello di marito, un ruolo di cui si è liberato subito, dichiarando di non volerlo essere.
Ma siamo certi che, dando un’anima a una bislacca marionetta, non si superi il limite, proprio di quel paradosso al quale ci si vuole sottrarre? In altri termini, l’amarezza della commedia, e quindi della sua umanità, non deriva forse dal contrasto tra uomini e burattini? Ma s’è mai visto un più tragico fantoccio del professor Agostino Toti, di questo dolce apostolo dell’assurdo, così liricamente pervaso della sete di stravagante carità?

La trama
Agostino Toti, anziano professore di ginnasio, prende moglie per far dispetto al Governo che lo ha tenuto per trentaquattro anni a stecchetto con un misero stipendio. Sposa la giovane Lillina, cui assicura di fare da padre e nient’altro, messa incinta dal suo ex alunno Giacomino Delisi, per obbligare il Governo a continuarle a pagare la pensione, per almeno altri cinquant’anni dopo la sua morte. Tutta la commedia è una costruzione della logica assurda, folle, irrazionale, ma in sé coerente, armoniosa e razionalissima
La moglie giovane potrà continuare a vedere il suo Giacomino. Il professor Toti, però, non deve saperlo, cioè lo sa, ma dev’essere come se non lo sapesse! È un tradimento? Agostino Toti l’ha messo nel conto. Le corna gli assicureranno la pace in famiglia. Del resto, il tradito non sarà lui che alla giovane moglie può fare solo da padre, ma il marito che, in realtà, lui non è, non vuole e non può essere. 
La gente ride e si scandalizza. Giacomino non sopporta più quella situazione paradossale di menage a trois, per cui abbandona Lillina e il piccino e si fidanza per tornare nell’ordine e mettere su casa propria. Il professor Toti, prima con le più tenere preghiere, poi con serie minacce – Pensaci, Giacomino! – l’obbliga a tornare da Lillina e dal suo bambino.

Personaggi

Agostino Toti, professore di Storia Naturale
Padre Landolina
Cinquemani, vecchio bidello del Ginnasio
Marianna, sua moglie
Lillina, sua figlia
Giacomino Delisi
Rosaria Delisi, sorella di Giacomino
Il Cavalier Diana, direttore del Ginnasio
Rosa, serva in casa Toti
Filomeno, vecchio servo in casa Delisi
Ninì, bambino, non parla

Interpreti

Marcello Amici
Marco Vincenzetti
Umberto Quadraroli
Anna Varlese
Giuditta Pagano
Andrea Carpiceci
Rita Gianini
Giovanni D’Errico
Valeria Iovino
Carlo Bari
una marionetta


 

Giardino della Basilica di S.Alessio
17 luglio 2013

Riccardo Faiella intervista il regista Marcello Amici


 

La bottega delle maschere è tra gli ultimi depositari della cultura scritta, della civiltà della parola che aspira a visualizzarsi e acquistare corpo e movimento trasferendosi di là dal sipario, all’uscita dal teatro. Tutto è ricondotto al palcoscenico, al vuoto senza protezione, dove si giuoca a fare sul serio. 
La bottega è il testimone della trasformazione e dell’uso della parola, del suo rapporto con l’immaginazione.
Il teatro è una bocca che pronuncia parole mai udite prima: non può esserne espropriato. È un delitto interrompere il sogno!
Pirandelliana 2013 è un progetto unico, una sperimentazione culturale completa sulla drammaturgia dell’uomo del Kaos legato alla sua Sicilia.
È il teatro della compagnia teatrale La bottega delle maschere che dura dal 1981.

Carlo Carrà, Uscita dal teatro, 1909