2009

TUTTO PER BENE – PENSACI, GIACOMINO! – IL GIUOCO DELLE PARTI  di Luigi Pirandello
(Pirandelliana, Roma – Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, 7 luglio – 8 agosto)


 

Dal 1999, organizzata dalla Compagnia Teatrale “La bottega delle maschere”, Pirandelliana è la rassegna di teatro in scena nel Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino.
L’evento teatrale contiene tre commedie di Luigi Pirandello: Tutto per bene, Pensaci, Giacomino! e Il giuoco delle parti.
L’aria che si respira nella manifestazione non è raddensata, austera o severa, ma è ironica tragedia e commedia tragica. È teatro pirandelliano. Messinscena sotto la luna, come un misterioso e fantomatico concerto a più voci. Tutto si fa polvere d’oro, dalle faville che sono sotto le stelle in una notte d’estate, alle vicende sul palcoscenico: scricchiolio di cose immobili che al contatto con l’uomo si vivificano. È una sperimentazione completa sulla drammaturgia dell’uomo del Kaos con tre delle sue commedie alla base della drammaturgia contemporanea.

 

 

 

Gli attori (dall’alto a sinistra):
Carlo Bari, Simone Serini, Stefano Capecchi, Umberto
Quadraroli, Luca Ferrini, Marco Vincenzetti, Cristina Chiriac,
Antonella Alfieri, Marcello Amici, Elisa Ciocca, Anna Varlese,
Francesca Iannelli


 

TUTTO PER BENE

Martino Lori ha sempre ignorato il tradimento della moglie morta, ormai, da sedici anni e ignora di non essere il padre di Palma. Tutti, intorno a lui, hanno sempre pensato il contrario: Martino, dicono, ha accettato di rappresentare la commedia per sfruttare la situazione. L’uomo apprende dell’infedeltà della moglie proprio dalla figlia o meglio, da colei che fino a quel momento egli ha creduto sua figlia. Esplode in Martino un’ansia di ribellione e vendetta, il suo sdegno chiede in qualche modo giustizia; ma chi potrebbe credere alla sua angoscia per un’offesa recatagli tanti anni prima? Non si vendicherà, tutto si accomoderà, tutto si concluderà nel migliore e più beffardo dei modi: continuerà a comportarsi, stavolta veramente consapevole, come prima. Tutto per bene!
Un fondale pende quasi al mezzo della scena, come quella gran tela in “Diana e la Tuda”. Le zone oscure recintano l’oltre, la scena negata, l’inconfessato e l’indicibile, dove Martino Lori, come Donna Fiorina, cerca con gli occhi nell’ombra addensata. Ferito a morte dalla verità, l’uomo non la rifiuta, perché ha recitato, inconsapevole, la parte in un copione sconosciuto, come una maschera nuda senza volto. È qui la grandezza di Pirandello: cercare di capire! Solo chi comprende può accettare di stare al giuoco impostoci, spesso beffardo e crudele. Bianco e nero nei costumi e tra le linee prampoliniane della scenografia, un pizzico di viola e la musica di Chopin.
Come Proust, anche Pirandello ha dato sostanza drammatica al sentimento del tempo, quando esso ha trasformato in farsa la tragedia: non si fanno drammi con un mucchio di ceneri! Dentro questa situazione c’è già la psicanalisi di Freud e lo “slittamento” di Pinter. Il tempo cambia gli spiriti e i destini. È il teorema morale, l’assunto metafisico della messinscena. Per dimostrarlo Pirandello utilizza un ingenuo con una facoltà di abbagliamento incredibile, una creatura come L’idiota di Dostoevskij. L’epilogo non è condotto linearmente, ma con scarti di tono da un parossismo più che espressionistico ad una progressione musicale, fino al vero finale con la quarta parete che, come un bozzolo, inghiotte di nuovo la vicenda nel suo mondo di mistero e con l’Autore, stavolta al femminile, inquietante pietra di paragone o personificazione della verità e della coscienza. Non è il solito passaggio graduale e progressivo da un mondo arido, sostenuto dall’implacabile giuoco dialettico, dalla parabola, ma una storia vista ed espressa con occhi più umani, con più profonda commozione, con il tributo del desolante sfacelo di un povero impiegato.

– Ottimo allestimento (Nuovissima Enciclopedia Universale)
– La bottega e Marcello Amici sempre per bene (Corriere Adriatico)
– Tutto per bene con La bottega delle maschere (La Sicilia)
– Un Pirandello fatto per bene (Giornale di Sicilia)
– Proprio tutto per bene (Il Tempo)
– Cronaca di una vendetta annullata (Secolo d’Italia)

Personaggi

Martino Lori, consigliere di Stato
Il senatore Salvo Manfroni
Palma Lori
Il marchese Flavio Gualdi
La Barbetti, vedova Agliani,vedova Clarino
Carlo Clarino, suo figlio
La Signorina Cei
Il conte Veniero Bongiani

Interpreti

Marcello AMICI
Marco VINCENZETTI
Cristina CHIRIAC
Simone SERINI
Anna VARLESE
Stefano CAPECCHI
Antonella ALFIERI
Umberto QUADRAROLI


 

PENSACI, GIACOMINO!

Agostino Toti, anziano professore di ginnasio, prende moglie per far dispetto al Governo che lo ha tenuto per trentaquattro anni a stecchetto con un misero stipendio. Sposa la giovane Lillina, cui assicura di fare da padre e nient’altro, messa incinta dal suo ex alunno Giacomino Delisi, per obbligare il Governo a continuarle a pagare la pensione, per almeno cinquant’anni dopo la sua morte. 
La moglie giovane potrà continuare a vedere il suo Giacomino. È un tradimento? Il professor Toti l’ha messo nel conto. Le corna gli assicureranno la pace in famiglia. Del resto, il tradito non sarà lui che alla giovane moglie può fare solo da padre, ma il marito che, in realtà, lui non è, non vuole e non può essere.
La gente ride e si scandalizza. Giacomino non sopporta più quella situazione paradossale di menage a trois, per cui abbandona Lillina e il piccino e si fidanza per tornare nell’ordine e mettere su casa propria. Il professor Toti, prima con le più tenere preghiere, poi con serie minacce – Pensaci, Giacomino! – l’obbliga a tornare da Lillina e dal suo bambino.

…Io, siciliano nell’anima (La Repubblica)

È il trionfo della spontaneità, della follia, dell’irrazionale. Irrazionale è tale solo in confronto a ciò che si è soliti chiamare ragione. In sé, è ragione, è logica anch’esso. 
Ciò che si chiama ragione non è una delle tante forme, delle tante ragioni possibili, che ha, certo, diritto di vivere e di affermarsi, ma ha torto, quando vuole negare la possibilità e il diritto di altre forme, di altre ragioni? La logica pirandelliana tocca il suo culmine in questo straordinario lavoro in cui si vede un marito forzare l’amante della moglie a tornare alla donna abbandonata e, quel che è più, ad avere ragione di agire così. Mai certa relatività delle costruzioni umane, che di fronte alla ragione e al comune diritto appare, e deve apparire, assurdità e follia, era stata sostenuta con violenza più acerba, più aperta e più lucidamente logica dall’Autore di Maschere nude.
La regia ha colto, lavorando alla siciliana, i tratti umoristici della commedia e li ha estesi a quelli ombrosi, sghembi e ironici scovati tra le pieghe della messinscena. È un Pirandello fatto di apparente genuinità popolaresca, ma è sempre il raffinato, ironico e amletico scrittore pieno di rimandi e di sottili allusioni. Il sipario si apre su una scena futurista che rende subito evidente lo strano personaggio che emerge dalle atmosfere irrazionali dell’uomo di Girgenti, pronto a mettere in discussione, a inquadrare gli squilibri e quell’intricato mondo di passioni e doveri, di sostanza ed apparenza, che è la famiglia “allargata” in un interno. Commedia morale dunque, umoristica ma anche grottesca, con un personaggio che affronta l’ipocrisia del mondo senza la maschera di un ruolo sociale, quello di marito, un ruolo di cui si è liberato subito, dichiarando di non volerlo essere. Mozart è l’autore delle musiche.
Ma siamo certi che, dando un’anima a una bislacca marionetta, non si superi il limite, proprio di quel paradosso al quale ci si vuole sottrarre? In altri termini, l’amarezza della commedia, e quindi della sua umanità, non derivano forse dal contrasto tra uomini e burattini? E s’è mai visto un più tragico fantoccio del professor Agostino Toti, di questo dolce apostolo dell’assurdo, così liricamente pervaso della sete di stravagante carità.

le persone:

Personaggi

Agostino Toti, professore di Storia Naturale
Padre Landolina
Cinquemani, vecchio bidello del Ginnasio
Marianna, sua moglie
Lillina, sua figlia
Giacomino Delisi
Rosaria Delisi, sorella di Giacomino
Il Cavalier Diana, direttore del Ginnasio
Rosa, serva in casa Toti
Filomeno, vecchio servo in casa Delisi
Ninì, bambino, non parla

Interpreti

Marcello AMICI
Marco VINCENZETTI
Umberto QUADRAROLI
Anna VARLESE
Elisa CIOCCA
Simone SERINI
Antonella ALFIERI
Luca FERRINI
Francesca IANNELLI
Carlo BARI


 

IL GIUOCO DELLE PARTI

Silia vive separata da Leone Gala che le ha lasciato tutte le libertà, anche quella di avere un amante, ma le ha imposto ogni giorno mezz’ora della sua metodica presenza. La donna profitta della prima occasione che capita per chiedere al marito di sfidare un noto spadaccino, uno dei quattro nottambuli ubriachi che una sera, entrati in casa per sbaglio, l’hanno offesa. Leone Gala accetta, permette, addirittura, che Guido Venanzi, l’amante di Silia, fissi le condizioni peggiori per il duello, però, nel momento di scendere in campo, rifiuta. A ognuno la sua parte. Egli ha fatto la sua, ha sfidato. Faccia la propria ora, battendosi, l’amante della moglie. Il giuoco è fatto!
Il giuoco delle parti, commedia limite in ogni senso, delle commedie di Pirandello è la più meccanica e crudele, perché la più nitida e coerente, la meno persuasiva e la più sincera. La regia si è collocata tra i personaggi e il dramma che urge in loro, ne ha esposto il delirante narcisismo logico, ha scomposto volumi e colori, ha risolto il giuoco tra le maglie di un cubismo e la suggestione delle gelide geometrie di un teorema. Del più violento paradigma teatrale che sia mai stato ideato sul tipico triangolo borghese, apparentemente legato ad un episodio di costume com’è il duello, non sono sfuggite né la molla che scatena il dramma, né quella sorda, repressa, esistenziale passione. Tempi, luci, musiche, scenografia mostrano senza forzature prospettiche il luogo metafisico che si apre all’inizio con un raggio di luna, per dilatarsi poi nella stanza, assunta come metaforica spirale dalle pareti alte, levigate, impenetrabili, luogo emblematico e focale di tutto il teatro pirandelliano. Bianco e nero! Silia è una creatura incapace di consistere, disancorata, che sembra avere le malinconie di certe donne di Klimt e una sgomenta sensualità. Un marchesino e tre signori ubriachi che non entrano in scena sono voci di dentro come ansie oniriche. Bianco e freddo, elegante e luciferino, logico e viola il mondo di Leone Gala che risolve di testa tutti i problemi e frantuma l’involucro del realismo per giungere al pernio della realtà. La regia ha percorso la stessa strada e vi ha trovato un piccolo borghese tutto murato dentro la propria maschera che non ha potuto affrancarsi dalla sofferenza di vedersi escluso. Il contrasto tra Silia e Leone ha la dimensione di una inconciliabile contrapposizione tra la vita e la rappresentazione analitica di essa. E’ un’algebra per conoscitori del teatro nel teatro. Nel dipanare la vicenda, la regia non ha mai dimenticato che Pirandello è l’autore del più acuto saggio sull’umorismo! L’ingranaggio della commedia viene esposto in tutta la sua evidenza metaforica, l’asciutto contenitore mentale è reso visibile con effetti di magico realismo che oscilla tra Kafka e Buñuel. Non si è distrutta la forma, ma scoperta una seconda realtà, un espressionismo di cui si parla solo per negazioni: una musica lontana, una luce come una fessura da uno strappo nel cielo di carta sulla maschera della luna e, nel finale, un pizzico di viola ritagliato nelle ultime note di una improbabile Cavalleria.

– Marcello Amici ha reinventato il gioco delle parti (Corriere Adriatico)
– Moderna come una commedia nuova (Il Giornale d’Italia)
– Il bianco, il nero e un pizzico di viola (La Repubblica)
– Ironia grottesca e leggera (Avvenire)
– Uno spettacolo ben costruito e ben ritmato (Il Messaggero)

le persone:

Personaggi

Leone Gala
Silia, sua moglie
Guido Venanzi
Il dottor Spiga
Filippo, detto Socrate
Barelli
Il marchesino Miglioriti
Primo Signore Ubriaco
Secondo Signore Ubriaco
Terzo Signore Ubriaco
Clara, cameriera di Silia

Interpreti

Marcello AMICI
Antonella ALFIERI
Marco VINCENZETTI
Umberto QUADRAROLI
Carlo BARI
Luca FERRINI
(Carlo BARI)
(Luca FERRINI)
(Umberto QUADRAROLI)
(Marco VINCENZETTI)
Cristina CHIRIAC


 

Scene: Marcello de Lu Vrau – Costumi: Natalia Adriani
Disegno luci e fonica: Giuseppe Tancorre – Direttore tecnico: Luigi Burelli
Direttore di scena: Marco Vincenzetti – Aiuto regia: Carlo Bari – Assistente alla regia: Luca Ferrini
Amministrazione: Marco Salietti – Accoglienza: Rosemarie Della Scala, Sergej Miranovich
Foto: Enzo Maniccia, Luigi Catalano, Giuliano Venturini – Staff tecnico: Antonio Stabile, Daniele De Cesare
Organizzazione: Mauro Ciuco, Paola Amici

Direzione artistica di Natalia Adriani

Ufficio Stampa:
Valeria Buffoni, tel 06.7883848 – 347.4871566, valebuf@yahoo.it